L'UNITÀ D'ITALIA TRA STERMINI, FINANZA INTERNAZIONALE E MASSONERIA
Di Pietro Minute
La creazione d’Italia fu un espediente prettamente massonico: tutto gli aderenti ai
movimenti risorgimentali furono massoni o carbonari. Nel 1848 l’allora re Carlo Alberto di Savoia (i Savoia erano francesi) dichiarò guerra all’Austria, fallendo e lasciando il trono al figlio Vittorio Emanuele II.
Il suo ministro, il massone e francese Camillo Benso conte di Cavour nel 1852 decise di attuare una seconda guerra di Indipendenza, vinta grazie all’aiuto prezioso del loro alleato, Napoleone III re di Francia, nipote di Napoleone Bonaparte e come il nonno: massone, colonialista, liberale. l’11 e il 12 marzo 1861, iniziò la prima grande farsa italiana:
Tramite un referendum farsa, la Lombardia, la Toscana, Parma, Modena e la Romagna del Papa, furono chiamate alla votazione, se scegliere di rimanere indipendenti e sovrane, oppure unirsi al Regno di Sardegna.
Le modalità di voto non si tennero secondo gli standard internazionali di validità, nemmeno per l’epoca. - I seggi erano controllati da dei carabinieri - Il voto non era segreto (il biglietto con la scritta sì o no, era scoperto e dovevano essere messi in due urne ben distinte: in questo modo i carabinieri avrebbero potuto individuare le facce di chi aveva votato no e perseguitarli).
Solo il 70% della popolazione ebbe il permesso di andare a votare (ovviamente i più ricchi, quelli più vicini agli ambienti culturali carbonari e massoni). Nonostante ciò, solo il 38,9% della popolazione avente diritto era andata alle urne, votando all’unanimità il “Sì” con il 97%. Quasi il 60% della popolazione, si rifiutò di entrare nel neonato Regno d’Italia, applicando uno schematico boicottaggio delle Urne.
Nel 1860 il famoso “Eroe dei due mondi” Giuseppe Garibaldi (cittadino francese di Nizza), carbonaro, massone, e fondatore del Grande Oriente d’Italia come maestro di 33° grado (il massimo raggiungibile) intentò la famosa Spedizione dei Mille.
Un cospicuo finanziamento ai Savoia da parte di James von Rothschild (ebreo ashkenazita della nota famiglia) fu versato alla casata savoiarda per far fronte al prestito fatto a Cavour da parte del fratello di quest’ultimo, Karl Rothschild, del banco di Napoli, che contraevabdebiti per 180.000 scudi all’anno.
La Spedizione dei Mille, dove un gruppo di facinorosi rivoluzionari anarchici, sotto il comando del già citato generale Garibaldi, partirono da Genova alla volta della Sicilia. Essi sbarcarono a Marsala, depredandola e ingaggiando altri mercenari dall’isola. Sconfissero le truppe dell’esercito borbonico fino a conquistare Calabria e Basilicata fino a Napoli.
La banda di Garibaldi fu nuovamente finanziata con l’aggiunta di 3 milioni di franchi erogati dalla massoneria inglese, fortemente interessata affinché il criminale non si fermasse a Napoli, spodestando il re Francesco II Borbone (che, da bravo codardo, scappò) ma proseguisse fino a Roma, annientando lo stato pontificio.
Ai Rothschild piacque molto questa impresa, che vide la depredazione della ricchezza del Regno delle Due Sicilie che all’epoca aveva un patrimonio di 443 milioni di ducati (2/3 di quello totale d’Italia) il regno di Sardegna ammontava a solo 27 milioni!
I meridionali non avevano di certo voglia di unirsi all’Italia, nacquero quindi numerose rivolte a Isernia, Irpinia, Ariano, Monte Mileto, Abruzzo, Volturno e decine di paesi in Basilicata e Calabria. Garibaldi fu costretto a chiedere il rinforzo del comandante ungherese Istvan Turr, (massone) e infine ad un diretto intervento piemontese, che nelle sue scorribande annesse ai propri territori anche Marche e Umbria e che crea l’incontro tra Garibaldi e il re a Teano.
Anche qui, con un referendum farsa, il 21 ottobre 1860, il sud Italia firmò la sua condanna a morte.
«Giorni prima che si facesse il plebiscito furono affissi, alle mura delle città principali, dei grandi cartelli, in cui si dichiarava nemico della Patria chi si fosse astenuto o avesse dato il voto contrario all’annessione». (C. Alianiello)
Il plebiscito a Napoli avvenne in un clima intimidatorio, «sparpagliati per tutta la città, garibaldini e camorristi cercavano di convincere in tutte le maniere e con i modi più sbrigativi come si doveva votare, cercando di sforzare la volontà altrui. In ogni seggio di votazione vi erano due urne palesi, quella del No era coperta dai nazionali e camorristi». (N.C. D’Amelio).
Con l’occhiuta vigilanza di addetti, guardie, e curiosi accalcati in entrata, ogni segretezza del voto, come si può capire era pura illusione.
“I garibaldini si erano diverti ad andare a votare più volte, e certamente nessuno pensò di impedirlo ai galantuomini delle città di provincia, che affermavano in tal modo la loro importanza! Si fece ricorso a ogni trucco, nel voto e negli scrutini, per ottenere il risultato plebiscitario desiderato”. (P. G. Jaeger)
Con la Terza Guerra di Indipendenza, il 21 ottobre 1866, 5 anni dopo la truffa al meridione, con una guerra diretta contro l’Austria, gli italiani persero la battaglia di Lissa, sotto il comando Veneto. L’Austria perde e cede il Veneto (incostituzionalmente) alla Francia, chiedendo di consegnarla all’Italia, solamente sotto il consenso delle popolazioni debitamente consultate.
Invero, a Venezia, Francia e Italia, 2 settimane prima del voto, si erano accordate presso l’hotel Europa, l’annessione del regno Lombardo Veneto, cedendola a 3 notabili chiamati a rappresentare il popolo veneto, quando in realtà questi 3 non erano né Veneti, né scelti dai Veneti, né incaricati da nessuno per rappresentarli. quindi la votazione, sarebbe stata comunque inutile.
Al Popolo Veneto, viene riconosciuto il diritto a livello internazionale di decidere il proprio futuro votando il 21 e il 22 ottobre dello stesso anno. A questo punto, la truffa italiana va in scena.
A coordinare le votazioni non sono i veneti, ma gli Italiani del generale Revel
- Il voto NON è segreto
- Ci sono 2 urne e due schede diverse per il si e per il No
- I votanti sono schedati su due registri diversi in base al loro voto
- Il tutto svolto sotto occupazione militare italiana
Il risultato finale è a dir poco ridicolo: i voti truccati mostravano 641.758 voti per il Sì, e 69 ler il no, e 273 nulli.
Ovviamente, anche qui, la popolazione che si astenne fu la maggioranza assoluta (circa il 76%). Con l’annessione di questi popoli al neonato regno d’Italia, un regno satellite francese, di origine massonica e fondato da giudei, il sud Italia fu depredato completamente di ogni ricchezza e risorsa, portando il brigantaggio (poi la mafia) a colonizzare il territorio.
Il gran maestro venerabile della massoneria di Londra, Albert Pike, ordinò ai Savoia il più grande genocidio della storia italiana. (870.000 MERIDIONALI UCCISI IN 20 ANNI) e 2 milioni in mezzo secolo, furono costretti a fuggire all’estero, soprattutto nelle Americhe, su una popolazione complessiva di circa 9 milioni di abitanti.
Tra il 1860 e il 1861 furono:
- fucilati 8.968 civili (10.604 feriti)
- 6.112 prigionieri
- 64 sacerdoti
- 22 frati
- 60 ragazzi
- 50 donne
- 13.529 arrestati
- 918 case incendiate
- 6 paesi dati a fuoco
- 3.000 famiglie perquisite
- 12 chiese saccheggiate
- 1.428 comuni sollevati
Cannoni contro città indifese, fuoco appiccato alle case, ai campi; baionette conficcate nelle carni dei giovani, dei preti, dei contadini; donne incinte violentate, sgozzate; bambini trucidati; vecchi falciati al suolo, ruberie, chiese invase, saccheggi, i loro tesori rubati, quadri, statue trafugate, monumenti abbattuti, libri bruciati, scuole chiuse per decreto.
Anche tutti gli stati dell’Italia Centrale (Stato Pontificio, Toscana, Parma, Modena, Lombardia) furono derubate di ogni risorsa e guadagno, come il Veneto, che dopo 1100 anni di gloriosa repubblica di San Marco, vide ogni straccio di sovranità andato in fumo, anhe in quell’occasione centinaia di civili Veneti e Friulani furono uccisi o arrestati e quasi 1,5 milioni di essi (su una popolazione di 3 milioni) scapparono in Brasile e Argentina.
Dopo 150 anni di storia, i politici e le élite italiane e straniere continuano a praticare quello che Francesco II di Borbone già previse prima della sua fuga da Gaeta:
“non vi lasceranno nemmeno gli occhi per piangere”.
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