MANZANAR E GLI ALTRI CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER I GIAPPONESI NEGLI STATI UNITI
Storia
di Michael Carbone
Come ben sappiamo, coloro che si ergono a paladini della libertà, eroi, ed esportatori di "democrazia" sono in realtà i più feroci e spietati invasori della storia dell'umanità: mi riferisco agli Stati Uniti d'America, e all'intero occidente ormai asservito da questi. A partire dalla seconda guerra mondiale il numero di attacchi, invasioni e crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti rimane ancora del tutto incalcolabili. Ci ha provato Assange con la sua WikiLeaks a svelare al mondo i restroscena della guerra in Afghanistan e i crimini lì compiuti da parte dei soldati americani, ma sappiamo come è andata purtroppo a finire.
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I campi di concentramento americani: una storia tenuta nascosta
Un aspetto storico che pochi conoscono è che anche negli Stati Uniti esistettero, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, dei campi di concentramento dove furono rinchiusi i cittadini di origine giapponese. Dopo l’attacco di Pearl Harbor, nel 1941, si diffuse negli Stati Uniti un forte sentimento anti-nipponico, che si tradusse in un internamento forzato per migliaia di persone di origine giapponese. Uno di questi campi era il Manzanar Relocation Center.
una veduta di Manzanar
Nel 1942 Roosevelt firmò l’ordine esecutivo che legalizzò i campi di concentramento per i giapponesi: le famiglie nippo-americane spesso ebbero meno di una settimana di tempo per raccogliere le loro cose, furono costrette a lasciare le loro case, senza nessuna informazione su dove sarebbero state portate e per quanto tempo.
Delle migliaia di persone che furono trasferite sotto scorta militare al Manzanar Relocation Center, quasi i due terzi erano cittadini statunitensi per nascita. Il Manzanar, primo dei dieci campi di internamento per giapponesi, fu inizialmente un “centro di raccolta” del Wartime Civil Control Administration (WCCA). Questo accampamento in stile militare era situato ad est delle montagne della Sierra Nevada, a circa 200 miglia a nord di Los Angeles.
I prigionieri di Manzanar a lavoroAll’interno del campo c’erano chiese, negozi, un ospedale, un ufficio postale, e un auditorium per la scuola. Questo non significa che i confinati avessero vita facile: uomini e donne avevano servizi igienici in comune e le assegnazioni degli alloggi erano spesso casuali, così le famiglie venivano divise e costrette a convivere con estranei, in situazioni di sovraffollamento. Anche se privati della libertà, gli internati del Manzanar cercarono di sopravvivere il meglio possibile, organizzando programmi ricreativi e di carattere religioso, e perfino fondando un giornale, il Manzanar Free Press.
Durante i quattro anni di esistenza del campo, alcuni fotografi furono invitati per documentare la vita quotidiana degli “ospiti”; il famoso fotografo Ansel Adams fu uno dei pochi a poter fotografare gli internati, ma senza dubbio il suo lavoro fu passato attraverso le maglie della censura.
Il Manzanar Relocation Center e gli altri campi di internamento furono chiusi dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma molti dei prigionieri non sapevano più dove andare, una volta riacquistata la libertà. L’impatto economico della loro detenzione fu devastante, e altrettanto lo furono le implicazioni sociali e culturali.
I "lavoratori" di Manzanar
Solo nel 1988 il presidente Ronald Reagan risarcì gli ex internati sopravvissuti con la somma di 20.000 dollari per ciascuno di loro, mentre nel 1993 l’allora presidente Bush fece le scuse formali da parte del governo americano.
Ad oggi le documentazioni riguardo Manzanar e gli altri campi di internamento presenti sul suolo americano sono poche. La censura che imperversava in quel periodo negli Stati Uniti era talmente forte che potrebbe essere paragonabile a quella dei regimi totalitari marxisti. Le discriminazioni razziali e le segregazioni verso le minoranze come gli afroamericani, i cinesi e i giapponesi rappresentano quel lato oscuro di quell'America che molti occidentali hanno visto come "patria di democrazia, giustizia, pace e libertà" e in realtà altro non è che una grande cisterna riempita di acqua fatiscente che deve essere svuotata e rivelata al mondo.
Fonti
https://www.nps.gov › historyculture Japanese Americans at Manzanar - National Park Service
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