LA VERA STORIA DI SAN VALENTINO DI TERNI E PERCHÉ NON C'ENTRA NULLA CON LA PSEUDO FESTA CAPITALISTA
Cultura
Di Michael Carbone
Come ben sappiamo spesso e volentieri la cultura occidentale è stata stravolta a piacimento di certi interessi voluti "dall'alto". Se pensiamo alla storia della nostra civiltà molte delle cose raccontate dalle "fonti ufficiali" spesso non tornano. Così avviene anche con la religione e la storia.
L'annuale ricorrenza del 14 febbraio è generalmente conosciuta come la "festa degli innamorati". Ma la storia del santo patrono di Terni ha poco a che vedere con la festa voluta dal capitalismo che nel corso dei decenni l'ha trasformata in una vera e propria ricorrenza prettamente commerciale. Certo, i classici fiori e cioccolatini possono essere indubbiamente romantici, ma il materialismo ha decisamente preso il sopravvento in questa festa facendo dimenticare i veri valori che questa rappresenta, i valori della civiltà cristiana su cui si basa l'occidente, valori che si tendono a dimenticare come è accaduto anche con il Primo Novembre (Ognissanti) sostituita da Halloween. Per le nuove generazioni, infatti, il weekend dei "Santi" è semplicemente il weekend di "Halloween". La globalizzazione da oltreoceano ci ha fatto dimenticare la nostra cultura e le nostre radici. Quindi, ecco la vers storia del patrono di Terni (non come ci viene raccontata dalla Chiesa Cattolica).
Duomo di Terni.
San Valentino, patrono di Terni, detto "degli innamorati e degli epilettici", nacque nel 176 d.C. a Interamma Nahars (antica Terni) e morì martire a Roma, nel 273. Fu convertito al Cristianesimo e ordinato Vescovo da San Feliciano di Foligno nel 197. Nel 270, Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell’oratore Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani. Sollecitato dall’imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo; anzi, tentò di convertire l’imperatore al Cristianesimo. Claudio II lo graziò dall’esecuzione capitale, affidandolo ad una nobile famiglia, ma Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L’impero proseguì nelle sue persecuzioni contro i cristiani e i vertici della Chiesa di Roma e, dato che la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città, lungo la via Flaminia, per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Valentino morì decapitato nel 273 per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell’imperatore Aureliano.
La storia del Santo si riallaccia ai Lupercali, rituali romani di origine antichissima, festeggiati il 15 febbraio, dedicati al dio Fauno Luperco e Giunone. Tuttavia, dal IV secolo a.C., nella festa fu introdotto un rito della fertilità, retaggio del culto della dea Madre professato dagli Oschi, un popolo italico proveniente dalle valli del Volturno e del Sangro, che fu poi inglobato nella leggenda di Romolo e Remo. La leggenda narra che, presso il Tevere, all’ombra di un fico detto ruminale, durante la stagione calda, i pastori portavano i buoi e gli armenti e, in un recinto dedicato alla dea Rumina, protettrice dei lattanti, facessero offerte di latte sull’altare a lei dedicato. Pare che una mattina apparve Fauno Luperco, una divinità delle selve e dei boschi, cacciatore di ninfe, fratello di Fauna, la Madre Terra. Presto queste due figure vennero sostituite da Pan, Dio del Panico, al seguito di Dioniso e personificazione della dimensione selvaggia e incontrollabile della natura, e dalle “Grandi Madri” romane: Ruma, Rea Silva, Fauna e Acca Laurentia, a loro volta incarnate nella mitica Lupa. Durante questa festa, in un’urna venivano posti i nomi degli aspiranti “fauni” e di altrettanti vergini fanciulle, le “lupe-ninfe”, che dovevano essere fecondate. Un fanciullo estraeva da una sorta di “urna della fertilità” le coppie sacre che per un anno inteno avrebbero vissuto insieme in intimità, affinché il rito fosse concluso. In una società minacciata da morte, guerre, pestilenze e carestie, l’amore veniva percepito come potenza e forza necessaria indispensabile per la sopravvivenza, in grado di celebrare la vita che continua in tutta la sua potenza.
Per via della loro licenziosità, gli “indecenti “ Lupercali vennero soppressi da papa Gelasio I, nel 496 d.C. La Chiesa, nel tentativo di dare una patina cristiana a quei riti ormai radicati nella popolazione romana, li anticipò al 14 febbraio, attribuendo al martire ternano Valentino la capacità di proteggere fidanzati e innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione benedetta dai figli. Ancora una volta, dunque, si tratterebbe di una festività pagana, talmente radicata nella cultura popolare che la Chiesa, incapace di sradicarne il culto, ha dovuto istituzionalizzarla, dotandola di connotati cristiani. Al giorno d’oggi, il 14 febbraio, si celebra in tutto il mondo il "Valentine day", ma in realtà il nuovo Calendario Liturgico celebra in questo giorno i Santi Cirillo e Metodio, figli del magistrato Leone, detti "gli Apostoli slavi", gli "evangelizzatori degli Slavi" che Giovanni Paolo II ha proclamato nel 1980, copratoni d’Europa, con S. Benedetto da Norcia, patrono principale dal 1964. Sin dall’alto Medioevo, il culto religioso riservato a San Valentino venne diffuso essenzialmente dai Benedettini, primi custodi della Basilica di Terni, che ne tramandarono immagini e gesta nei diversi monasteri italiani, sino a raggiungere Francia e Inghilterra: in tali Paesi sorse parallelamente la tradizione di un patronato sui fidanzati, dovuto a una coincidenza di calendario: la festa cade in un periodo dell’anno in cui la natura comincia a risvegliarsi dal letargo invernale.
Il santo, annunciatore dell’imminente primavera, viene a volte rappresentato con un sole in mano. Un filone della critica letteraria, invece, attribuisce la responsabilità della diffusione di tale patronato al poeta inglese Geoffrey Chaucer che, in "The Parliament of Fowls", un poema allegorico da lui presumibilmente composto durante il soggiorno in Italia dal 1372 al 1380, è stato considerato dagli studiosi una delle prime testimonianze letterarie in cui San Valentino è chiamato a sovraintendere al risveglio dell’amore. In esso, la ricorrenza è collegata al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia, tesi smentita da alcuni studiosi, che datano il fidanzamento di Riccardo II al 3 maggio, giorno dedicato ad un altro Santo omonimo del martire, San Valentino di Genova. Per uno strano gioco di parole, San Valentino viene considerato anche il protettore degli epilettici, in base alla credenza medievale, d’origine tedesca, dovuta alla semplice assonanza del nome del Santo (in tedesco "Valentin" si pronuncia "Falentin") con il verbo "fallen" (cadere).
Dal 1967, ebbe origine una festa che si teneva il 14 febbraio, dove veniva impartita ai bambini la “benedizione di San Valentino”, che avrebbe dovuto scongiurare l’insorgere del “mal caduto”, in cui si invocava la protezione del Santo per i bimbi epilettici.
Sono molte le leggende intorno al "Protettore degli innamorati", ma una spicca più di tutte: quella dell’Amore Sublime, che narra di un giovane centurione romano pagano, Sabino che, in nome del suo amore per Serapia, una bella fanciulla di famiglia cristiana, si rivolse al vescovo Valentino per avvicinarsi alla religione della sua amata e ricevere il battesimo. Purtroppo Serapia, nel corso dei preparativi per le nozze, si ammalò di tisi e Valentino, chiamato al capezzale della ragazza moribonda, supplicò il Santo affinché non fosse separato dalla sua amata. Valentino battezzò il giovane e unì i promessi sposi in matrimonio ma, nel levare le mani in alto per la benedizione, un sonno beatificante avvolse i due cuori per l’eternità.
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