COSPAIA: STORIA DELLA REPUBBLICA DISTRUTTA DAL VATICANO
Storia
Di Michael Carbone
Ci sono storie che la narrativa ufficiale spesso tende a non raccontare, e molte di queste riguardano la nostra storia e la nostra cultura.
Sapevate che gli stati indipendenti situati sul suolo italiano non erano soltanto due? Gli stati autonomi presenti sul nostro territorio oggi sono quello di San Marino (controllato dalla loggia massonico-giudaica della Serenissima, così, per dire) e ovviamente il Vaticano. Secoli fa vi era un altro piccolo stato, all'epoca (e ancora oggi) considerato scomodo: Cospaia.
Cospaia è un minuscolo paese situato in Umbria, oggi non è nulla di più di un villaggio presente tra le colline che si rincorrono tra Umbria e Toscana. Ma andando indietro nel tempo di duecento anni, Cospaia era nient'altro che un villaggio abitato da poche centinaia di contadini, la cui maggioranza analfabeti, ignari di teorie politiche o filosofiche, per quasi quattrocento anni si realizzò il sogno di pensatori del calibro di Tommaso Campanella e della sua Città del Sole, ma anche di Tommaso Moro e della sua Isola di Utopia.
La Repubblica di Cospaia prosperò tra il 1441 e il 1826, nacque per puro caso grazie a due circostanze diverse: un debito non pagato e un rilievo topografico mal fatto.
Nel 1431 il neoeletto papa Eugenio IV aveva bisogno di soldi per condurre la sua battaglia con il Concilio di Basilea, una complica diatriba di carattere sia politico sia teologico. Venne in suo aiuto il banchiere fiorentino Cosimo de’ Medici, che di fatto governava Firenze pur non avendo nessuna carica. Cosimo detto "il Vecchio" prestò al pontefice l’esorbitante somma di 25.000 fiorini, non certo sulla fiducia, ma ottenendo in garanzia addirittura un intero paese, Sansepolcro, che all’epoca faceva parte dello Stato Pontificio.
Cosimo non vide tornare indietro nemmeno un fiorino, e scaduti i dieci anni previsti, il territorio di Sansepolcro divenne parte della Repubblica di Firenze. Per ridefinire i nuovi confini andarono, separatamente, due commissioni, una per Cosimo e una per il Papa, con l’indicazione di prendere come nuovo limite di demarcazione un torrente denominato "Rio". Peccato che di torrenti con quel nome ce ne fossero due, uno più a sud e uno più a nord, a circa 500 metri di distanza fra loro.
I fiorentini presero come riferimento il Rio che scorreva più a nord, mentre i delegati dello Stato Pontificio considerarono quello più a sud. La striscia di terra, lunga qualche chilometro e larga tra i 500 e i 700 metri, era improvvisamente diventata una "terra di nessuno", ma non completamente disabitata: difatti proprio lì sorgeva il borgo di Cospaia, abitato da circa 350 persone, tutti contadini perlopiù analfabeti, che però non si fecero scappare l’opportunità di dichiarare il loro paese "libero".
I due stati non ritennero conveniente rivendicare, ognuno per sé, un fazzoletto di terra di nessuna importanza: e così nacque la Repubblica di Cospaia, nel 1484.
Gli abitanti del piccolo borgo divenuto repubblica decisero di non creare nessun tipo di organizzazione statale, optando per la totale libertà individuale. L’unica legge della Repubblica era in realtà un motto, "Perpetua et Firma Libertas" (Perpetua e sicura libertà): nessun governo, né esercito, né tribunali, né carcere, solo un Consiglio degli Anziani e Capi Famiglia, che aveva scopi meramente esecutivi.
Stemma originale della Repubblica di Cospaia
E soprattutto non c’erano tributi da pagare, e le merci di passaggio non pagavano dazio: in pratica un paradiso fiscale dei tempi antichi. Ma la vera fortuna di Cospaia iniziò poco più di un secolo dopo: i cospaiesi iniziarono a coltivare una pianta arrivata in Europa da non molto tempo: il tabacco. Ancora qualche decennio, e l’ostilità dei governanti europei per il fumo e il tabacco da fiuto consentì al paese di diventare un importantissimo centro di coltivazione della pianta, e del conseguente commercio clandestino.
La fama di Cospaia, come luogo "al di fuori della legge" dello Stato della Chiesa attirò molti aspiranti evasori fiscali, ed anche un gran numero di quelli che venivano considerati dalla Chiesa contrabbandieri e delinquenti in fuga. La libertà che così bene i cospaiesi avevano gestito per quasi 400 anni dava ormai decisamente fastidio: né Papa Leone XII né il granduca di Toscana Leopoldo II potevano tollerare oltre quello stato-cuscinetto che non faceva più comodo a nessuno.
E quindi nel 1826, la piccola repubblica di Cospaia fu costretta a rinunciare alla sua indipendenza, con un atto di sottomissione allo Stato Pontificio siglato dai quattordici capo-famiglia. Un sogno infranto, quello di uno stato sovrano e indipendente dai poteri forti dell'epoca era distrutto. A titolo di risarcimento della perduta libertà ogni abitante del paese ricevette una moneta d’argento (che rappresenta un po' il misero valore che ha sempre avuto la libertà per i potenti), ma almeno alla piccola comunità di agricoltori fu concessa l’autorizzazione a continuare la coltivazione del tabacco (visto che anche il papato ne potè guadagnare), anche se con un limite massimo di mezzo milione di piante complessive.
Oggi Cospaia non è altro che un piccolo e silenzioso borgo, dove però ancora sventola l’antica bandiera di quella Repubblica sovranista dimenticata dalla storia: troppo bella per essere considerata vera, soprattutto di questi tempi.
Fonti:
http://www.pg.camcom.gov.it › ...PDF Repubblica di Cospaia - Alessio Proietti


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